sabato 22 febbraio 2014

Il Museo del Castello e delle Ceramiche Medievali di Piombino


Di recente sono stato a una conferenza del prof. Dall’Ara, presidente dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei, che ha affascinato la platea con la sua passione romagnola e il trasporto con cui snocciolava i vantaggi dei “piccoli musei”.
Non si tratta a ben guardare solo di dimensioni e di numeri di visitatori. 
Il “piccolo Museo” non è un “grande Museo” rimpicciolito. È qualcosa di ben diverso. La differenza sostanziale è data da un forte radicamento con il territorio, da un diverso ruolo sociale del Museo e delle storie che al suo interno vengono raccontate, dai rapporti che operatori museali e guide riescono a intrattenere con il pubblico di visitatori e da tanti altri "piccoli" ma fondamentali dettagli.

Ascoltavo l’intervento del prof. Dall’Ara e pensavo all’esperienza che lo scorso anno ha impegnato me i colleghi di Coopera. La fortunata (visti i tempi) operazione di ri-allestimento del Museo del Castello e delle Ceramiche Medievali, ospitato nella prestigiosa sede del castello di Piombino.


Il Castello che ospita il Museo.

Si tratta a tutti gli effetti di un “piccolo museo”, e non credo che riuscirò a parlarne in maniera imparziale, considerato il coinvolgimento emozionale di chi come me e i colleghi impegnati nel progetto, da oltre dieci anni si impegna, attraverso scavi archeologici e pubblicazioni di vario tipo, a scoprire e raccontare la storia di un centro forse poco conosciuto come quello piombinese.
La fama del nome è piuttosto legata alle tristemente note acciaierie, che rappresentano comunque un importante segmento della storia di questa parte di Toscana, e al fatto di essere il punto di imbarco per l’isola d’Elba, prestigiosa località turistica.

Piombino in realtà è molto di più, è un vero scrigno di segreti e meraviglie che ci raccontano le più importanti dinamiche storiche, economiche e sociali di un ampio tratto di costa toscana, dinamiche che vedono probabilmente nella città di Pisa uno dei più importanti attori.

Avreste mai immaginato ad esempio che le origini di Piombino fossero quelle di un castello fondato dai monaci di un monastero, a sua volta legato alla famiglia signorile dei Della Gherardesca?
Il monastero era quello di San Giustiniano di Falesia e la posizione strategica del piccolo centro medievale attirò fin da subito l’interesse della città di Pisa, impegnata in quei secoli a costruirsi il ruolo di Repubblica marinara. Il porto naturale era uno scalo importantissimo per gli scambi che intratteneva con tutto il Mediterraneo e Pisa, nel corso del XIII secolo, investì enormi risorse per la ricostruzione quasi integrale di questo borgo.


Ricostruzione di Piombino nel XIII secolo. Studio grafico Ink Link - Firenze.

Ma torniamo al Museo. Innanzitutto la sede. Il castello già da solo racconta con le sue architetture i segni e le tracce della lunga storia sopra appena accennata. All’inizio del Duecento era una delle porte urbane della città. Divenne nel XV secolo sede del potere della famiglia Appiani, per diventare alla metà del 1500 il cuore della fortezza voluta da Cosimo I de’ Medici. Dalla metà del 1800 divenne infine sede carceraria e, ancora oggi, è possibile visitare le celle e i graffiti che i detenuti incisero sognando l’isola d’Elba all’orizzonte.


Graffiti conservati sulle pareti delle vecchie celle carcerarie.

Questo era solo il contenitore. Il contenuto è qualcosa di unico. Le centinaia di Maioliche arcaiche, una delle prime classi di ceramiche smaltate prodotte a Pisa a partire dal 1200, ritrovate sul tetto della chiesa di Sant’Antimo sopra i Canali, nel vicino porticciolo, sono qualcosa che lascia letteralmente senza parole. 



Alcune delle ceramiche al momento del loro rinvenimento.

E poi? cos'altro?
La bellezza del percorso espositivo che racconta la storia del monumento, del ritrovamento e della produzione di ceramica dalla cruda argilla fino alla bottega del vasaio.


Una delle sale espositive del Museo.

La ricchezza e varietà di forme e decorazioni che ci descrivono nel dettaglio la bellezza di una tavola imbandita nel Medioevo. 



Ricostruzione di una delle sale del Museo.

Perchè è un Museo per grandi e per piccini.



Le trasformazioni del castello raccontate da plastici.

...dove finalmente non c'è scritto "Non toccare", anzi semmai il contrario...



Riproduzioni dei reperti esposti che i visitatori possono toccare. 

Tutto questo è stato raccontato con grande modernità dai progettisti Giuseppe Bartolini e Simonetta Fiamminghi che, attraverso un nastro rosso che percorre tutto il castello, ospitando video, ricostruzioni, immagini e testi, accompagnano il visitatore a una scoperta sensazionale, pari forse per emozione a quelle fatte dagli archeologi dell’Università di Siena, coordinati negli anni dalla prof.ssa Giovanna Bianchi.

In questa passeggiata potrete infine ammirare i progetti e le opere che il genio di Leonardo da Vinci immaginò per Piombino durante i suoi soggiorni nella città, e osservare da vicino le originali teste marmoree provenienti dalla Fonte dei Canali, attribuite alla mano di Nicola Pisano.



Le teste zoomorfe della Fonte dei Canali oggi ospitate al Museo.

Che dire?
È impossibile essere obiettivi davanti a una meraviglia del genere. La speranza è che queste poche parole vi abbiano incuriosito e che la prossima volta che passerete da quelle parti deciderete di vivere questa storia da protagonisti. 
E poi ci direte se abbiamo esagerato…

Il Museo è gestito dalla Società Parchi Val di Cornia
Per maggiori informazioni sugli orari clicca qui.

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Contributo di  Alessandro Fichera