È una fredda mattina di fine ottobre, l’aria del mattino è tagliente e
racconta già di un inverno alle porte. Il vento di tramontana rende il cielo
limpido e lo sguardo arriva fino all’orizzonte dove incontra le isole di
Montecristo e dell’Elba.
Sopra le nostre teste si staglia un’antica rocca medievale, solitaria e possente.
Sopra le nostre teste si staglia un’antica rocca medievale, solitaria e possente.
Cosa penserà di noi? Di questo sparuto gruppetto di persone che si
avviano su per i sentieri nel bosco intenzionati a ricostruire una casa
ripercorrendo gesti e saperi di quell’umanità che più di mille anni addietro
costruì la Rocca di San Silvestro.
Questi e molti altri i pensieri che mi passano per la testa. L’emozione
è fortissima e un sogno si sta trasformando in realtà. Non sento più il freddo.
Sento lontano il suono costante delle parole di Dario, il mastro costruttore.
Il depositario del “sapere”. Mi parla della calce da spegnere come prima
operazione della mattina, di quanto sia pericoloso, si raccomanda di fare molta
attenzione e mi ricorda di quando da piccolo iniziò a lavorare con il padre e
un cantiere dei “suoi tempi” non era poi troppo diverso dal nostro cantiere
medievale.
Il mio sogno. Dopo quindici anni passati a scavare e studiare le
architetture medievali di torri, palazzi, chiese e castelli in giro per la
Toscana, un Dottorato di ricerca e tanti progetti all’estero, finalmente riesco
a trasformare la teoria in pratica. L’idea di costruire una casa come facevano nel
Medioevo è diventata realtà. Il progetto si chiama Medioevo in corso ed è nato da una collaborazione tra la società Coopera, di cui faccio parte, e la
società Parchi Val di Cornia, che da
più venti anni gestisce in maniera esemplare una rete di Musei, Parchi
archeologici e Parchi naturalistici nella zona del promontorio di Populonia, in
provincia di Livorno.
Il nostro cantiere si trova ai piedi della Rocca, immediatamente fuori
dal circuito murario e di solito siamo in tre a lavorare. Dario, la mano e il
“sapere”. Un omone alto e robusto, ombroso di carattere ma solo in apparenza,
una vita dedicata al lavoro, oggi depositario di un sapere che rischia di
scomparire. Poi ci sono io, Alessandro, archeologo specializzato nello studio
delle architetture medievali, apprendista e consulente scientifico del
progetto, oltre che oggetto delle battute continue del mastro, per la frenesia
con la quale prendo appunti e fotografo anche le cose per lui più
insignificanti. Di norma c’è anche un terzo aiutante che condivide con noi le
fatiche di una giornata di lavoro.
Ma perchè costruire una casa come nel Medioevo? Questa è la domanda che
mi sento fare più spesso. Le risposte possibili sono tante. Le ricadute del
progetto spaziano dalla valorizzazione
alla comunicazione del dato
archeologico, alla ricerca scientifica
e al restauro archeologico, solo per
dirne alcune.
La faticosa vita quotidiana del cantiere, la meticolosa ricostruzione di
tutte le operazioni legate a un cantiere edilizio permettono di rispondere a
una serie di domande come il solo studio teorico non avrebbe mai potuto fare.
Ad oggi ho un’idea molto più chiara delle risorse necessarie (pietra, calce,
acqua, legna) per costruire una casa, e posso di conseguenza riuscire a
ipotizzare un calcolo non troppo lontano dal vero per la costruzione di un
intero castello.
La nostra struttura ricalca il modello di una delle case del castello
che risalgono alla ricostruzione del XII secolo, una casa ad un piano solo, di
dimensioni pari a 6 x 4 m, con un tetto ad una falda coperto da lastre di
pietra.
Come in una “bottega” imparo i passaggi necessari a “spegnere” la calce,
a trasformare cioè la calce viva in grassello di calce.
Il grassello sarà poi impastato con
sabbia e acqua in un “miscelatore” ricostruito sul modello di quelli portati
alla luce durante lo scavo del castello di Donoratico (Castagneto Carducci –
LI). Si tratta di vasche scavate nel terreno nelle quali, grazie a un
meccanismo in legno, si poteva impastare la calce a ciclo continuo evitando le
faticose operazioni manuali. Rivoluzionarie strutture come queste risalgono ad
un periodo compreso tra l’VIII e il X secolo e, i pochi esemplari rinvenuti in
Europa, corrispondono sempre a cantieri legati a importanti monasteri o palazzi
regi, luoghi nei quali circolavano maestranze altamente specializzate.
Imparo a squadrare un concio di pietra con scalpello e mazzuolo, imparo
a murare usando solo filo a piombo e livella e la fatica è ripagata ogni sera
da un muro che cresce in altezza e che i miei colleghi archeologi troveranno
ancora li fra centinaia di anni.
Imparo a costruire un ponteggio in legno e un tetto in lastre di
ardesia.
Imparo che la trasmissione dei saperi è un percorso che nasce
dall’osservazione dei gesti, dall’imitazione degli stessi e capisco il
significato dell’adagio “rubare il mestiere con gli occhi”.
Un cantiere medievale è una sfida al tempo, è un gioco con l’eternità, e
solo adesso riesco a capirlo davvero e solo adesso potrò imparare a
raccontarlo.
Contributo di Alessandro Fichera