venerdì 30 maggio 2014

Venere e le sue sette perle nel Parco dell'Arcipelago toscano


Mancava ancora qualche anno al viaggio che avrebbe portato Cristoforo Colombo alla scoperta di nuovi mondi e nel frattempo, dalle parti di Firenze, Sandro Botticelli dava gli ultimi ritocchi a quello che sarebbe diventato un ideale di bellezza femminile: Venere che nasce, già donna, dalla spuma del mare.

Nascita di Venere. Sandro Botticelli, 1482-1485 circa.

Afròs è la spuma del mare e infatti in greco la nostra dea si chiama Afrodite e incarna gli ideali di amore, bellezza e fertilità. Gli scenari di questi racconti si collocano tra l’Olimpo e il mare di Cipro ma un’altra versione della leggenda ci riporta alle coste della Toscana.

Pare infatti che la dea, uscendo dalle acque e cercando di riallacciare la collana di perle che le aveva offerto Paride, fece cadere le 7 perle di cui era composta nel mare. Quelle stesse perle si trasformarono poi nelle 7 isole dell’arcipelago toscano
Da nord a sud sono Gorgona, Capraia, l’Elba, Pianosa, Montecristo, il Giglio e Giannutri. Ognuna di loro avrebbe tante di quelle storie da raccontare che non basterebbe un fiume di inchiostro. Ma oggi ne ho scelta una in particolare. Forse perchè fra qualche giorno ci ritorno e spero che anche al gruppo che accompagnerò farà lo stesso effetto che fa a me, ogni volta che metto piede sulla banchina del suo porto.

Il nome greco della nostra isola era Aegilion mikros, e cioè capra minore, per distinguerla da Capraia. Il nome fu poi latinizzato in Igilium, per divenire oggi l’isola del Giglio.

L'isola del Giglio all'orizzonte.

Un grosso scoglio di granito battuto dai venti che incrostano di salmastro le possenti mura del Castello

"Aie" di granito nel sentiero che porta al Castello.

Lo sguardo si perde dietro il volo dei gabbiani, accecati da tutto quel blu, siamo al confine tra mare, cielo e terra e l’isola si regala al nostro sguardo bella come solo una delle perle di Venere può essere.


La storia delle genti che la occuparono è lunga e si intreccia con il cammino degli artigiani etruschi, interessati forse alle miniere di ferro e rame della Punta di Mezzo Franco, si lega a quella della nobile famiglia romana dei Domitii Enobarbi, commercianti e argentieri, cioè prestatori di denaro, che diedero anche il nome all'Argentario. A questa famiglia si deve la costruzione di quel sistema di ville e peschiere i cui resti possiamo oggi visitare a Giglio Porto, a Giannutri e a Porto Santo Stefano.
Sono passati da qui gli Aldobrandeschi, i principi di Maremma, le navi della Repubblica di Pisa, le truppe spagnole di Alfonso d'Aragona.



Mappa del Giglio. Genio militare lorenese, 1739-1749.


Ma si tratta sempre di una storia intrecciata alla leggenda, dai tratti mitici legati a una qualche forma di resistenza.

Resistenza "allo nero periglio che vien da lo mare...", le incursioni corsare che sempre hanno battuto queste coste, fino a quella, la più tragica, che portò in una notte del 1544 il temutissimo Ariodeno Barbarossa, corsaro al servizio del sultano Solimano di Costantinopoli,  a devastare l'isola e a deportare come schiavi i 700 abitanti.

Resistenza ai venti che battono l'isola, alla poca terra difficile da dominare e da coltivare, all'acqua che su una piccola isola non è mai abbastanza.

Dopo essere entrata a far parte del Granducato di Toscana, alla metà del 1500, l'isola fu nuovamente fortificata per volere della famiglia de' Medici, interessata a debellare il fenomeno delle incursioni piratesche.
Il Castello fu circondato da una nuova e possente cinta muraria, con una triplice porta di accesso fortificata e un sistema di torri a protezione del borgo.

Porta di accesso al Castello.

Passeggiare oggi nel borgo, perdersi tra gli stretti vicoli e uscire dalle mura per vivere l'emozione di scoprire un sentiero che ci porta sul crinale, in mezzo a una macchia di colorato cisto, di polverosa erica, di odoroso mirto, incrociare un vigneto a terrazze e finalmente raggiungere un'osteria per godere del calore di un buon bicchiere di Ansonaco è un'esperienza che difficilmente le sole parole potranno raccontare.

Per tutto il resto...il traghetto parte da Porto Santo Stefano...


p.s.
c'è una chiesetta nascosta tra le mura del castello che custodisce storie di papi, di un santo che ha sconfitto un drago e le scimitarre di un ultimo assalto fallito, ma questa ve la racconterò la prossima volta.

Contributo di  Alessandro Fichera


2 commenti:

  1. Molto bello questo post, complimenti!
    Se posso osare....urge una traduzione almeno in Inglese...non pensate?

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    1. Grazie.
      sarebbe doverosa una traduzione ma la scrittura del blog per il momento è stata messa in attesa. di ispirazione forse. in ogni caso ancora grazie

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